domenica 16 ottobre 2016

Step 04_ I colori nel mito

A secondo delle varie civiltà i colori assumono significati diversi. Ad essi sono collegati miti religiosi, tradizioni, credenze e simbolismi di ogni genere. 



Il giallo è da sempre simbolo dello splendore solare, della luce del sole e quindi della luce come fonte di vita. Nel Cristianesimo compare in alcune visioni dell'annunciazione trasformandosi poi nel giallo dorato delle aureole ( i primi cristiani associavano questo colore a Gesù). Il gallo è anche colore dello sposalizio, motivo per cui si regalano fiori agli sposi. Poiché viene considerato concentrazione materiale della luce divina (di solito il colore usato per questo tipo di rappresentazioni era l'oro ma in sua mancanza anche il giallo) ha forti legami con la sfera del sacro e del divino.
Di giallo-oro si rappresentavano le divinità e tutto ciò che ad esse era collegato (edifici, rappresentazioni di vario genere). Per questo motivo molte statue ed edifici erano rivestiti in oro, un materiale immutabile per lucentezza, resistenza e colore. Essendo un materiale inalterabile chimicamente spesso veniva associato all'immortalità ed utilizzato anche all'interno della tomba dei defunti per mantenerne l'anima pura. Era inoltre il colore di cui gli imperatori romani si tingevano i capelli. Va ricordato che nell'ambito politico ha valenza di ricchezza e potere e quindi di filiazione divina, eguagliando così il re alla divinità. In Età Imperiale, a Roma, l'uso dell'oro divenne esagerato e, data l'assenza di profonde basi teologiche, fu solo volto all'esibizione del potere, del culto della personalità. Tutto ciò ovviamente sfociava in atteggiamenti quali avidità e corruzione mettendo in luce tutte le sfumature peggiori dell'uomo che più che avvicinarlo lo allontanavano dalla perfezione divina.


Sono numerosi i miti correlati al colore giallo. Uno di questo è il mito greco di Danae.

"Danae (in greco: Δανάη) è una figura della mitologia greca, figlia di re Acrisio di Argo e di Euridice (nessuna relazione con l'Euridice di Orfeo) oppure di Aganippe. Danae era la madre di Perseo, che ebbe da Zeus. Le viene talvolta attribuita la fondazione della città di Ardea, nel Lazio.Contrariato dalla mancanza di un erede maschio, Acrisio domandò a un oracolo se le cose sarebbero cambiate. L'oracolo gli disse di andare fino alla fine della Terra, dove sarebbe stato ucciso dal figlio di sua figlia. Danae era senza figli, così il padre la rinchiuse in una torre di bronzo (o una caverna), ma Zeus andò da lei in forma di pioggia d'oro e la ingravidò. Poco dopo nacque suo figlio Perseo.Infelice, ma deciso a non provocare l'ira degli dei uccidendo la sua discendenza, Acrisio abbandonò i due in mare, dentro una cassa di legno. Il mare venne calmato da Poseidone, su richiesta di Zeus, e madre e figlio sopravvissero. Arrivarono a terra sull'isola di Serifo, dove vennero raccolti da Ditti, fratello di re Polidette, che allevò il ragazzo fino all'età adulta. Successivamente, dopo che Perseo ebbe ucciso Medusa e salvato Andromeda, la profezia dell'oracolo si avverò: ai giochi funebri che Acrisio aveva indetto in onore del fratello Polidette, Perseo, non riconosciuto da suo nonno si cimentò in una gara di lancio del disco, ma il disco da lui lanciato andò accidentalmente a colpire il re, che in punto di morte riconobbe il nipote e comprese di non potersi opporre al destino.Perseo partì verso Argo, ma venuto a sapere della profezia si recò invece a Larissa, dove si svolgevano dei giochi atletici. Per caso Acrisio si trovava lì, e Perseo lo colpì accidentalmente con il suo giavellotto (o con un disco), avverando la profezia. Troppo imbarazzato per tornare ad Argo, cedette il regno a Megapente, figlio di Proteo (fratello di Acrisio) in cambio del regno di Tirinto. Perseo fondò anche Micene e Midea. Secondo una più tarda leggenda italica, Danae, liberata dal figlio, giunse in Italia, fondò Ardea, sposò Pilumno e da queste nozze nacque Dauno antenato di Turno."
Altro mito è i pomi delle Esperidi, ninfe guardiane di uno splendido giardino ai confini occidentali del mondo conosciuto dove si trovava l'albero di frutti d'oro che donavano l'immortalità (a ciò si riconduce il significato del giallo-ora dato prima). Impossessarsi di tali pomi d'oro fu una delle dodici fatiche di Ercole.

Nella logica Buddhista viene associato ad ogni colore un Buddha. Al giallo è affiancato Ratnasambhava, il cui mandala e mantra si concentrano sullo sviluppo di equanimità e uguaglianza.
Il giallo è il colore più vicino alla luce del giorno. Ha il più alto valore simbolico nel Buddhismo attraverso il suo legame con le vesti color zafferano dei monaci. Questo colore, in precedenza indossato dai criminali, è stato scelto da Gautama Buddha come un simbolo della sua umiltà e della separazione dalla società materialista. Significa quindi rinuncia di desiderio e umiltà. E' il colore della terra, simbolo del radicamento e della serenità della terra.






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